Titolo : Elliott Smith
Genere : Singer/Songwriter, Lo-Fi, Slow-core
Anno : 1995
Tracklist :
1.Needle in the Hay
2.Christian Brothers
3.Clementine
4.Southern Belle
5.Single File
6.Coming Up Roses
7.Satellite
8.Alphabet Town
9.St. Ides Heaven
10.Good to Go
11.The White Lady Loves You More
12.The Biggest Lie
"I'm the wrong kind of person to be big and famous"
Elliott Smith
La società contemporanea è malata di protagonismo, giovani e meno giovani cercano il successo ad ogni costo, anelano fastidiosamente a 15 minuti di effimera fama. Elliott Smith, il più importante cantautore americano degli anni novanta, non desiderava il successo, per sua stessa ammissione, in un'intervista a una televisione olandese si dichiarava la persona sbagliata per diventare famoso. E diamine, queste parole sono così vere che fanno male, se si considera la tragica fine di Smith, due coltellate al cuore, e addio per sempre a quel tocco genuino, inimitabile, unico nella sua disarmante sincerità. "Elliott Smith" (1995) è il suo secondo disco, uno dei tanti piccoli gioielli scritti dal cantautore di Portland. La verità fa male e Smith te la sbatte dritta in faccia, il dolore, la depressione, le angosce, le ansie, le paure, la soggezione, l'abuso di sostanze. La poesia di strada si fonde a raffinate trame sonore, la chitarra acustica fa da cantore alle emozioni del momento.
Le pause, la ripetizioni di note, il fingerpicking non sono banale manierismo, ma assumono un profondo significato comunicativo, quella voglia, quasi violenta, di esternare il proprio disagio per sentirsi meglio.Quasi un disco heavy, non nella forma e struttura ovviamente, ma nell'attitudine e imprinting. Emerge dal più profondo quel desiderio recondito di gridare la propria rabbia.Il dissapore per l'ambiente circostante sempre più forte tanto quanto si fa più debole l'ipocrisia dei ciechi di cuore.Non sì può fare niente, solo farsi guidare dall'istinto.Evitare che la sofferenza si protragga e aggravi, e tuffarci in fiumi disperati di parole per sentirci meno soli di fronte alle difficoltà della vita, tanto bella quanto bastarda. Lasciare scivolare l'amarezza e senza timore combattere le ferite aperte e mai rimarginate. Una frase, una melodia forniscono la possibilità di fronteggiare i propri limiti, risvegliano, rafforzano la nostra corazza di fronte al mondo affollato, ma vuoto, quando hai bisogno di una mano per uscire dall'abisso della solitudine più nera.La potenza della musica, e in questo caso, delle canzoni di Smith, aiutano a destarci e a provare ad uscire dal tunnel della tristezza."Elliott Smith" è uno dei dischi da ascoltare nella vita, non un semplice album, ma parte integrante di un quadro, il quadro, a tinte forti, del vivere sofferto.
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5 commenti:
Bel post e bel ricordo, quanto di più vicino a Nick Drake mai sentito, seppur con le dovute differenze, perlomeno nel mood.
Grazie Harmonica :).Concordo, anch'io ho avuto la stessa impressione,Smith lo vedo molto vicino a Drake nel mood.
Amo Elliott Smith.
Credo sarebbe necessario un edizione italiana dei suoi testi.
Triste, poi, la sua fine.
P.S.
Bello l'ascolto di Half Mute ...
Già Amaca, un'edizione italiana dei testi di Smith ci vorrebbe proprio.In questo periodo sto impazzendo per i Tuxedomoon, ho messo Half Mute, ma sto ascoltando un po' tutta la loro discografia e ho appena ordinato su amazon uk il libro "Music Vagabonds", non vedo l'ora di leggerlo.
Bello. Minimale e commovente. Anche se trovo il suo capolavoro in From a Basement On The Hill.
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