venerdì 25 febbraio 2011

Duran Duran vs Talk talk

Inretrospect
Dischi a confronto
Duran Duran(1981,Emi)

The Party is over(1982,Emi)
Nel 1981 il punk è un miraggio del passato, la festa  è finita. Per le strade deserte, desolate  i coriandoli ci ricordano tristemente che il carnevale è finito. Niente più sarà come prima. Addio ai monti, fiumi, laghi, ops ho sbagliato incipit,  volevo dire, addio  alla strafottenza, sfacciataggine dei Sex pistols, all’inesperienza cialtrona sanguinolenta dei Germs, alla violenza sonora dei Chelsea. Dalle ceneri del punk nascono la new wave, il synth pop e il tanto bistrattato movimento new romantic. Mentre gli Echo and the bunnymen pubblicano Heaven up Here(1981) , uno dei dischi simbolo della new wave,tra atmosfere sognanti e trasognanti, immaginifiche, esce presso la major EMI l’album esordio dei Duran Duran,  band paladina incontrastata dei new romantics alla moda, elegantemente vestiti e con la "chioma" in ordine (“some new romantic looking for the tv sound” motto contenuto nel primo singolo “Planet earth”) e odiata acerrimamente  dagli anti-paninari, i genitori, i fratelli minori/maggiori, i darkettoni anni ottanta e dai Carabinieri italiani,costretti a fare gli straordinari. Il tour britannico della band è aperto dai Talk talk,compagni di casa discografica, ma non solo. I Talk talk condividono con i Duran Duran lo stesso produttore ,Colin Thurston(Duran Duran, The party is over). Nel disco di debutto dei Talk talk, The party is over, non mancano echi duraniani, suoni sintetici, inevitabile strizzata di occhiolino al suono elettro-sincopato eurythmicsiano(“Another world”), rimandi al pop da classifica (“Today”,”Talk talk”),  deliziose ballate malinconiche dal retro gusto dolce-amaro(“Mirror man”, “Have you heard the news”,”Candy”).E’ superficiale considerare, come spesso ho letto, la band di Mark hollis(fase synth pop 1982-) un copia mal riuscita del gruppo di Birmingham o ancora peggio un  gruppo modaiolo alla ricerca di melodie dance-new wave da discoteca. Il feeling danzereccio è tipicamente duraniano, in “Duran duran” il motivetto pop ballabile easy-listening è sempre dietro l’angolo(“Girls on film”,”Is There Something I Should Know?”,”Anyone out there”,”Careless memories”), bussa alla porta quando meno te l’aspetti, ti sorprende e ti fa muovere il piedino. This is pop o quasi. Non aspettatevi il surf pop dei Beach boys, ma semplici melodie orecchiabili. In più c’è qualche sperimentazione all’insegna del japan sound di  David Sylvian (“Night boat”,”Tel Aviv”).


Have you heard the news? da "The party is over"

Night boat da "Duran Duran"


sabato 19 febbraio 2011

Radiohead - The King of limbs



Radiohead
The King of limbs
Disco evento
“The King of limbs”, non è solo , come ben saprete, l’ultimo disco dei Radiohead, gruppo inglese, sopravvissuto agli anni novanta, sospeso a mezz’asta tra rock e elettronica. E’ un vero e proprio evento , per capirlo non ci vuole molto , basta dare un’occhiata furtiva al mondo del web. Sulle varie webzines, su numerosi social networks(facebook,twitter) si rincorrono le prime indiscrezioni, su youtube compare il video del primo estratto “Lotus flower”, con protagonista  assoluto della scena un inedito Thom Yorke , nei panni di un ballerino scatenato , quasi tarantolato. Chi l’avrebbe mai detto. Ma in fondo non c’è da stupirsi più di tanto, le premesse c’erano già tutte. Già all’epoca dell’uscita di “In Rainbows” , i Radiohead avevano spiazzato il  pubblico , gli addetti ai lavori , i meccanismi discografici, rendendo disponibile il download del disco in uscita sul sito ufficiale.  Dato il successo dell’operazione nel 2007, la band ci riprova oggi ai bagliori del 2011, c’è un solo un piccolo cambiamento di strategia ,il prezzo del download non è a libera scelta del consumatore, ma è stato fissato un range di partenza, pari a 7 euro. Dopo questa breve introduzione , direi  che è giunta l’ora di entrare nel vivo della musica, scardinare piacevolmente le viscere più profonde di “The King of limbs”. L’album si apre con “Bloom”. Un inizio ambient . La drum machine è in primo piano , inebriante, ripetitiva, seduttiva, conquistatrice. In lontananza, nello sfondo, richiami classici, violini tra l’allegro e il malinconico e una sfuggente apertura all’insegna della melodia sfuggevole del pianoforte, interrotto da un turbine di echi elettronici. Atmosfere nebulose, oscure, enigmatiche  imperversano fino a diventare ossessive , conturbanti .Vortici sonori  in cui è facile perdersi. Rimbombano le armonie vocali tra ritmi elettrici altalenanti(“Morning Mr. Magpie”). Rari raggi di luce illuminano  il paesaggio, come se la luna fosse scomparsa dall’orizzonte. Tra scenari orientaleggianti, scorci scricchiolanti, fugaci arpeggi di chitarra , si fa strada in un crescendo, ricco di pathos lo stregante sospiro di Yorke(“Little by little”). Nel buio più profondo , i riff di chitarra catturati dalle sabbie mobili, son ormai ostaggio di synthesizers e drum machines, attori protagonisti della linea compositiva di fondo del disco. Scie di suoni  dall’andamento intermittente esplodono inaspettatamente  a singhiozzi ,tra mari e monti di decibel(“Feral”). Dimentichi del passato elettronico, dopo aver assaggiato con gioia le insidie ballerine del fiore di Loto(“Lotus flower”), è tempo di lasciarsi  cullare da ballate dal sapore dolce-amaro, spazio dunque  a  toni minimali. Nessun artificio elettronico solo voce  e chitarra/piano(“Codex”,”Give up the ghost”). Questi sono i nuovi radiohead , in bilico tra la freddezza avvolgente di drum machines e la calda intimità acustica.

venerdì 18 febbraio 2011

The See See-Late Morning Light




Dopo il successo di vendite del promettente EP “The See See”(2008) e di pubblico negli elettrizzanti live-set, esce finalmente “Late morning light”, album di debutto del monicker beat-folk-psichedelico londinese The See See. 








Inglesi di nascita, americani per indole e adottati dallo zio Jack White(Raconteurs), i See See,vicini ad atmosfere seventies (Pretty Things, Buffalo Springfield), ricordano solo a tratti il sound della terra di Albione (Deceiver Retriever, And I wonder). Più spesso nei loro brani riecheggiano, inaspettatamente, riverberi di banjo e armonica, come nella miglior tradizione country-folk americana (Powers of ten, Half man and a horse's head, Late morning light). Un buon esordio, all’insegna del folk ma non solo, disco dalle mille sfaccettature permeato da tenui venature inconsapevoli di deliziosa psichedelia (Tomorrow come today, Keep your head). Come al solito niente di nuovo si profila all’orizzonte, ma fortunatamente i See See non suonano stucchevoli o derivativi, tutt’altro: “Late Morning Light” sarà un piacevole ascolto, sotto i bagliori della tardiva luce mattutina del cielo sopra il vostro giardino.



Recensione pubblicata anche su Distorsioni(ex musicbox)

sabato 12 febbraio 2011

Flusso di parole :The Jesus & Mary Chain Bignami

The Jesus and Mary chain


I jamc ,gruppo noise-rock scozzese ,fondato nel 1984 a Glasgow, suonano maledettamente shoegaze in tempi non sospetti quando i my bloody valentine sono ancora alle prese con uno garage-rock stantio(this is your bloody valentine). Sfornano nel 1985 il loro gioiellino, "Psychocandy" ,tra feedbacks sonori e chitarre distorte. Atmosfera sonora velata a tratti da dolcezza mielosa(Just like honey) e a tratti graffiata da tinte fosche ,quasi cupe(It'so hard). Dopo un disco del genere è difficile ripetersi , si rischia, nonostante le buone intenzioni, di dar vita a un brutto anatroccolo, che non può reggere irrimediabilmente il confronto con il vecchio cigno.

A questo punto, la decisione più saggia è esplorare nuovi percorsi musicali, in "Darklands" i jamc,in bilico tra pop e new wave,mettono da parte le chitarre, per sprigionare la gioia/malinconia, data dalla visione di un passaggio invernale/scuro. L'ascoltatore si sente cullato,coccolato da leggiadre armonie.Come se i beach boys suonassero gli echo & the bunnymen. Nel 1989 esce "Automatic ", i jamc ,in difficoltà, si limitano a produrre un dischetto pop dai ritornelli rompicampo. Gli anni 80 sono alle spalle, gli anni 90 sono alle porte,nel nuovo decennio,i jamc producono 3 dischi, "Honey's dead", "Stoned ad Dethroned", "Munki". "Honey's dead" rappresenta il tipico suono "jamciano",corretto e riveduto alla luce dei nuovi trends musicali(grunge,brit pop,post-rock),ma la chitarra di william reid ruggisce sempre.Un capitolo a parte è "Stoned and Dethroned", un disco acoustic oriented,piacevole all'ascolto,ma non fondamentale per capire il jamc's sound. L'ultimo album in studio , "Munki ", non è un pietra miliare del rock, contiene spunti talvolta interessanti, quasi geniali, anche se purtroppo non mancano coiti interrotti, quando la concupiscenza raggiunge il più alto grado del piacere, la noia rischia di ucciderci. I primi minuti di" I hate rock'n'roll " sono da manuale del rock, ma poi la arroganza,strafottenza di jim reid svanisce e il sonno si fa sentire.Per carità, durante il sonno , sembra di essere in paradiso, ma stiamo pur sempre dormendo. Bei tempi quando sognavamo ad occhi aperti.

Line-up:

Jim Reid(1984-1998 + 2007-reunion)




Jim, dotato di una voce calda e sensuale, è la voce principale dei jamc, anche se il fratello William canta in qualche canzone(I Hate Rock'n'Roll,Cracking up).

William Reid(1984-1998 + 2007-reunion)
William è la prima chitarra e il principale architetto delle sonorità dei jesus.
Douglas Hart (basso 1984-1990)
Anche Douglas è uno dei membri o)riginali,era un amico di scuola di Jim.
Fa parte parte dell'entourage dei Jesus fino al tour di Automatic.
Douglas lascia la band quando capisce di non divertirsi per niente a fare i video,(date una sbirciatina ai video di "Never Understand", "Happy When It Rains" o "Sidewalking e,vedrete che si sta annoiando.)Decide così di dire addio all'avventura jamc e lanciarsi nel mondo della videografia musicale ,realizzando  video per Alan McGee della Creation.


Bobby Gillespie (batteria 1984-1986)





Bobby, amico di Jim, William e Douglas e buonissimo amico di Alan McGee della Creation,aveva un gruppo I primal scream, ma colpito da alcuni demo dei jesus, decise di entrare nella band.
Nell'ottobre 1985 si dedica unicamente ai Primal Scream.

Ben Lurie(basso/chitarra ritmica/backing vocals 1989-1998)

Ben sostituisce Douglas.Compone "Taking It Away" (B-side of "Come On") e "Rocket" (B-side of "Cracking Up"). Nel 1998 aiuta Jim a promuovere Munki.

Richard Thomas (batteria 1988-1990)


Thomas proviene dai Dif Juz (si pronuncia"diffuse").Appare in Automatic.Lo si vede nei video-promo di "Blues From A Gun" e "Head On" e nella copertina del singolo "Head On".Quando lascia i jesus entra a far parte di una band chiamata Renegade Soundwave.








Sono solo canzonette :The Jesus & Mary Chain - Reverence



Storia di una canzone
"Reverence" è il primo singolo estratto da "Honey is dead"(1992) , quarto album dei fratellini scozzesi Reid, al secolo The Jesus and mary chain. Il brano non ha vita facile, fin da subito viene bannato dalle radio americane e dalle televisioni al di fuori degli Stati Uniti a causa del testo potenzialmente offensivo (I wanna die just like JFK, I wanna die in the USA... I wanna die just like Jesus Christ, I wanna die on a bed of spikes; "voglio morire come JFK, voglio morire negli USA...voglio morire come Gesù Cristo, voglio morire in un letto di spine"). Immediatamente piovono critiche contro il testo, considerato oltraggiosamente osceno e blasfemo. William Reid, mente sagace del gruppo , risponde astutamente alle critiche giornalistiche, spacciando Reverence  per una “wannabe song”. Afferma divertito, ridendo sotto i baffi: ”Le persone vogliono essere Madonna e vivere quel tipo di vita, c’è qualcosa di glamour nel morire come Gesù cristo o John F.Kennedy, due delle morti più glamour nella storia del mondo. Io certamente non voglio morire come un settantacinquenne in un letto nell’Hackney.” Reverence non è  nemmeno lontanamente una canzone politica o anti-cristiana, ma semplicemente una provocazione lanciata alla massa consumistica degli enfants prodiges, desiderosi dei fatidici quindici minuti di successo, profetizzati tempo addietro dal genio della pop art, Andy Warhol.


giovedì 10 febbraio 2011

THE NAZZ (1967-1971): La meravigliosa meteora Pop di Todd Rundgren

Vi ricordate dei Nazz?Spero di sì , ne avevo parlato qualche post fa .Oggi è uscita sul magazine musicale online Distorsioni(ex musicbox)una retrospettiva, scritta da me e da un altro collaboratore, su Todd Rundgren. Mi raccomando, fate i bravi, leggetela! Non ve ne pentirete, vi auguro una buona lettura

Quattro ragazzi, provenienti da piccoli progetti musicali della Pennsylvania (Woody’s truck shop, Munchkins, Elisabeth), nel 1967 formano un gruppo power-pop dall’alto potenziale commerciale. Nessuno ha concesso a questi ragazzetti della Pennsylvania una foglia di trifoglio, neonata speranza di fortuna, nemmeno il loro manager, che li cataloga fin da subito ‘teenybopper’, ossia ‘giovane teenager che segue i trends del marketing, della musica, cultura e moda’. I Nazz, subito etichettati come i ‘Nuovi Monkees’, presenza fissa ancor prima di incidere un disco, sulle riviste per adolescenti come ‘16’ e ‘Teen Beat’, si trovano a dover fronteggiare una grossa attesa . Attesa prontamente disillusa.”Nazz”, il debutto sulla lunga distanza è un insuccesso, eppure non si direbbe, possiede tutte le carte in regola del disco pop per eccellenza : melodia, armonia, leggerezza. Ma nel 1967 il pop è fuori dal tempo, è razionale, prevedibile, siamo in pieno‘flower power’, va di moda la psichedelia che apre la mente (13th floor elevators,The Blues Magoos, Jefferson Airplane), purtroppo solo accennata nella musica del gruppo, dedito alla ricerca del gioiellino pop, tesoro da nascondere gelosamente.




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domenica 6 febbraio 2011

Punk bomb : Teen Idles



E' il 1979, scoppia la scintilla. Emette i primi vagiti, o meglio urli,quel congegno esplosivo dell'hardcore punk made in Usa. Tra i banchi di scuola, basta un incrocio furtivo di sguardi, Jeff Nelson e Ian Mackaye, piacevolmente impressionati dalla potenza live di bands come The Cramps, Bad Brains, cominciano a suonare in una band, The Slinkees con i compagni di scuola George Grindle e Mark Sullivan. Sullivan lascia ben presto, dopo il primo live show,il collettivo per frequentare il college. La pedina mancante viene sostituita da Nathan Strejcek. Per l'occasione gli Slinkees cambiano nome in "The Teen Idles", che suona tanto come una storpiatura di "Teen idols". Per settimane, mesi suonano in ogni  dove, a feste domestiche, in pizzerie, in scantinati sperduti per le vie di Washington, nella galleria d'arte"Madam's Organ come opening guest dei Bad Brains, fin quando nel Febbraio /Aprile 1980 registrano due demo per riportare in vita il fervore punk oscurato, distorto dalla New Wave. Usciti dallo studio di registrazione, non si fermano nemmeno un attimo, nell'Agosto 1980, alla velocità della luce, partono per un nuovo tour alla volta della costa ovest americana. Arrivati in California, tra problemi con la polizia, spaventata dall'aspetto aggressivo dei ragazzi, e con il locale Hong Kong Cafe, riescono a malapena a suonare con i Mentors e i Puke, Spit and Guts, lasciando a bocca aperta il pubblico presente. Ritornati a Washington D.C.,  sotto richiesta di Skip Groff (proprietario del negozio di dischi di Washington "Yesterday and Today"), registrano sotto la supervisione dell'ingegnere del suono Don Zientara sette brani  all'Inner ear,un piccolo studio di Arlingtonm, Virginia. Alla fine del 1980,causa dissidi interni, i Teen Idles decidono di sciogliersi. Mackaye e Nelson continuano l'avventura hc-punk, formando i Minor Threat. Ma questa è un'altra storia.  






Discografia
Compilation:
Flex your head(1982)


EP:
Minor Disturbance E.P.(1980)


The Teen Idles(1996)






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