“Smells like teen spirit”. Il titolo dice già tutto. Ogni parola risulterebbe superficiale. Per antonomasia è la canzone simbolo per la generazione di rockers anni novanta. Un riff di chitarra immarcescibile, indimenticabile, rabbia giovanile tramutata in note, l’inadeguatezza dell’inquieto vivere tradotta in un ritornello, straripante di insofferenza maledetta e auto svilimento( “I feel stupid and contagious”). Il brano è tratto da “Nevermind”, la fine dell’inizio del verbo cobaniano. Milioni di copie vendute in tutto il mondo, tour sold out, la fama all’improvviso soffocano la vena poetica decadente di Cobain, affogato nel mar nero come il petrolio. Qual è la foce del fiume, per restar in furor di paragone? Era solo il 1989, un gruppo di ragazzi tra Olympia e Seattle, uniti dalla passione per la musica, incidono su etichetta Sub pop il disco d’esordio “Bleach”. Tuffo ad occhi chiusi nella melma grezza, ruvida, corpi sporchi immersi nel fango del dolore. Rigetti di parole, vomito di emozioni, tra conati di ira furiosa( “Negative creep”, “Floyd the barber”, “Downer”) e riflessioni introspettive urlate(“ Sifting”, “Scoff”, “Swap meet”,”Big cheese”). Guardarsi allo specchio e avere voglia di spaccare i vetri con un pugno. Soffrire, ma non riuscire a piangere. Ferita difficile da rimarginare. Per scaricare la tensione si finisce per ritrovarsi a strappare le pagine del diario dei ricordi(“Paper cuts”), senza capire perché. Calmate le acque, al tramonto, scende qualche lacrima silenziosa, riflesso del caos cosmico interiore. La vita è una guerra contro noi stessi. Piccoli quadri impressionisti, la cornice è rovinata, i contorni sfocati, ma i colori di piccole storie sono più accesi che mai, espressivi come gli occhi di una ragazza al calar della luna(“About a girl”). Prima dei nirvana l’avevano capito i Black Flag nel lontano 1983 con l’album dal titolo significativo“ My war” , affresco nichilista e rassegnato. Le canzoni sono come incendi in un fuoco di paglia, infiammato dal cantato sgraziato di Henry Rollins, accompagnato dalle scale di chitarra strazianti, corrosive, aggressive di Ginn per sottolineare quanto è duro superare il muro del conflitto per affermare il propria prospettiva(in “I cant’t decide”, Rollins urla insofferente ripetutamente “I can’t decide anything”).
Bleach(1989,Sub pop)
" I'm a negative creep and I'm stoned !"
"I can't decide,I can't decide, I can't decide anything"
1 commento:
Seminale, bellissimo!
Posta un commento