All’inizio mi ero prefissata di
tracciare un determinato percorso su questo nuovo spazio web: parlare dei
gruppi principali della Neue Deutsche Welle e della Komische Musik (meglio
conosciuta come Kraut Rock), ma ieri per puro caso mi è capitato di ascoltare
su Youtube alcune canzoni di Tom Diabo, chitarrista e compositore tedesco dimenticato da fans (ammesso che ne
abbia avuti) e detrattori. Su Internet non si trovano tracce della sua
esistenza, nessuna foto, nessun sito o blog, niente di niente. Nemmeno su
Discogs si trovano informazioni, l’unica
notizia trasparita è la
registrazione di un album: Dark Star,
tra il 1980 e il 1985. Naturalmente non mi sono accontenta di rimanere a bocca
asciutta così, ho continuato le ricerche e sul sito del giornale “Zeit” ho
trovato un articolo dedicato in minima parte a Tom Diabo, niente di
particolarmente dettagliato, ma abbastanza per entrare a dovere nelle vesti di
Diabo. Stando alle parole di Freddie Röckenhaus, giornalista redattore
dell’articolo, “Dark star è il primo ed unico
disco del chitarrista Tom Diabo (da Wuppertal ), un taccuino, i cui schizzi non passano
mai attraverso la procedura di smussatura e levigatura dello studio di registrazione.
Tom Diabo muore di cancro a Febbraio. Il materiale su disco, a causa della
limitatezza dell’epoca, è stato registrato su nastro a casa di Diabo, usando
mini sintetizzatore, basso,chitarra e una macchina ritmica .” („Dark Star”, erste und einzige Solo Platte des
Gitarristen Tom Diabo aus Wuppertal, ist ein Notizbuch, dessen Skizzen nie mehr
durch die Polier- und Schleif Prozedur eines Tonstudios gehen. Tom Diabo starb
im Februar an Krebs. Das Material zur Platte hatte er, ziemlich genau von der
Begrenztheit seiner Zeit wissend, zu Hause auf dem Tonband eingespielt – mit
Mini Synthesizer, Baß, Rhythmus Maschine und Gitarre.). Diabo si avvale
di una produzione lo-fi, minimalista, si ispira al post-punk , alla dark wave
e a certa minimal wave e synth-pop. L’atmosfera del disco è permeata da una certa vena malinconica, pessimistica e rinunciataria, come se la morte fosse vicina, come se la parola fine fosse stata già pronunciata, emblematiche di
questo umore nero, sono “The End of the Line” e “Dead End Street”. Il
pessimismo lascia intravedere anche margini di speranza (“Love is a nice
dream”), seppur tenue, e a tratti ultraterrena e trascendentale (“Heaven”). Il
disco presenta alcuni momenti riusciti, canzoni come “Suspicious” che non
sfigurerebbero su un disco a caso di Blank Dogs, altri passaggi ampiamente dimenticabili, data la loro
incompiutezza. “Dark Star” è un libro aperto, alcune pagine sono strappate,
difficili da decifrare, altre descrivono in modo sublime la solitudine
interiore di noi poveri umani.
6 commenti:
Il brano è molto bello.
Già, uno dei miei preferiti, forse il migliore del disco.
Grazie, non lo conoscevo mi ci butto!
;-).
molto belli i tuoi percorsi musicali alla ricerca di personaggi e gruppi dimenticati.
Grazie Andrea ;-).
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