Per qualche mese- da marzo ad ottobre 2013 - ho contribuito alla rubrica "Kindergarten" di Moby dick Radio due. Prima che Kindergarten chiudesse i battenti, mi ero dedicata, anima e corpo, all'ascolto e recensione di una serie dischi, colgo l'occasione per pubblicare la Kindergarten di Marzo 2014 (mai edita):
Go!Zilla “Grabbing a Crocodile”, Black Candy Records/
Audioglobe 2013
I
Go!Zilla, giovane duo fiorentino, hanno appena due anni di vita e già centinaia
di concerti- in Europa e in Italia - alle spalle. Non sono una band da studio,
di quelle che trascorrono ore ed ore a trovare il suono giusto. Il ritmo del
rock’n’roll i Go!Zilla ce l’hanno già nel sangue e il primo EP omonimo (Santa
Valvola Records, Giugno 2012) e il sette pollici “I’m bleeding” (Surfin Ki
Records) non sono nient’altro che un pretesto per girare in lungo e il largo lo stivale – e non solo – a
suon di garage rock. “Grabbing a
Crocodile” (Novembre 2013), primo album vero e proprio, è un esordio al
fulmicotone : Luca Landi (chitarra/voce) e Fabio Fausto Ricciolo
(batteria/seconda voce), musicisti punk nell’animo e psichedelici nella mente,
sfornano un suono viscerale e travolgente, che non manca di aperture a un pop
lisergico ( “Dazed dream”).
Rev Rev Rev “s/t”, Autoproduzione 2013
La
musica dei Rev Rev Rev, quartetto di Modena, formatosi nell’estate del 2011, si
riallaccia alla tradizione musicale anglo- americana della fine degli anni 80’,
inizia anni ’90 e in particolare allo shoegaze, genere caratterizzato da
composizioni con in primo piano cascate di feedback, distorsioni e riverberi. Nel
loro primo album omonimo, uscito ad Ottobre 2013, la band racchiude questo
mondo sonoro e riesce a farlo proprio. Nonostante si rifacciano a stilemi ben
definiti, i vari brani nella loro struttura si presentano nuovi e freschi. I
suoni del “passato” recente (anni 90) si calano alla perfezione nel presente.
I r.r.r. ricompongono i pezzi sparsi del puzzle e
creano, ricostruendo vecchi immaginari di riff dissonanti.
Tempelhof “Frozen Dancers”, Hell Yeah Recordings 2013
I Tempelhof (nome ispirato all’ omonimo aeroporto
berlinese), duo elettronico mantovano, nemo propheta in patria, incidono nel
2009 per la Distraction Records, etichetta indipendente di Newcastle. Il primo
album “We were not there for the beginning, we won’t be there for the end”è in
bilico tra atmosfere eteree e sognanti (tipiche di certo dream pop) e matrice
ambient- techno: ritmi dilatati e rarefatti. Con il passaggio- nel 2012- alla emiliana Hell Yeah Recordings
il gruppo comincia a sperimentare nuove strade: dopo la pubblicazione di due EP
(“You K” e “City Airport”) e remix vari arriva il secondo album “Frozen
Dancers”, disco di transizione tra l’ambient degli esordi e contaminazioni
dubstep, che danno vita a pezzi più uptempo. I vari brani non si muovono entro
margini ben definiti, quasi a non volere una linea guida ben precisa. Il
risultato è un disco – volutamente- disomogeneo, che lascia i confini aperti alle
produzioni a venire.
Le
Maschere di Clara “L’Alveare”, Materiali Musicali/Audioglobe 2013
“L’Alveare”,
secondo album de Le Maschere di Clara, prosegue il percorso intrapreso dal
gruppo nelle precedenti pubblicazioni discografiche – l’EP “23” (Jestrai
Records, 2009) e il primo disco “Anamorfosi” (Black Widow, 2010) : l’idea di
oltrepassare la linea di demarcazione tra elementi musicali classici e trame
sonore rock. Tutti e tre i componenti della band - Lorenzo Masotto (voce,
basso, piano), Laura Masotto (voce e violino elettrico) e Bruce Turri (voce,
batteria) – vengono da studi classici e ciò si percepisce anche a un ascolto
distratto. Il disco non ha però una matrice classica, tutt’altro, è a tutti gli
effetti un disco rock d’avanguardia, dove il termine “avanguardia” è da
intendersi come sperimentazione di nuove combinazioni stilistiche. Le Maschere
di Clara, lontani dall’essere l’ennesimo gruppo neo-prog - legato a formule
compositive stantie e datate – sono un gruppo capace di fondere poesia e
musica: tutti i brani, ognuno dei quali dedicato a un poeta o a un scrittore,
sono un connubio - quasi perfetto – tra eleganza classica e ruvidezza rock.
Alkene
“Hamartia”, Moscow edizioni 2013
Gli
Alkene, nati a Trieste nel 2009, pubblicano il primo album “Hamartia”
(letteralmente “errore” in greco) ad Aprile 2013 . I friulani riprendono il
discorso musicale, introdotto dall’EP dell’esordio (“Il Rogo”, 2009), e
cambiano alcune componenti. Vengono meno il lato più sporco, l’anima più
elettrica degli inizi (che riemerge a tratti in alcuni episodi, “Attesa”). Il
suono d’insieme è minimale e scarno, semplice in superficie – all’apparenza- e
complesso in profondità : brani con una struttura pop e con sovrastrutture elettroniche, che alle
volte si intrecciano alle trame sonore principali (“Julie”). Anche la voce
diventa un strumento o quantomeno viene trattata come tale, si inserisce e
unisce alla musica, divenendo un tutt’uno con quest’ultima. Gli Alkene hanno
buone capacità di scrittura, prova ne è “Hamartia”. Primo passo verso la
ricerca di una formula musicale
personale.
Secondo
Appartamento “s/t”, Audioglobe 2013
Dopo
una solida gavetta di concorsi - Sete Sois Sete Luss, Lucca Summer Giovani,
Rock Contest- i Secondo Appartamento
danno alle stampe il primo album. Il gruppo, nato inizialmente come duo, si
allarga a una formazione a cinque: Guido Legnaioli (voce, chitarra acustica,
chitarra elettrica), Martina Agnoletti (voce, oboe, xilofono, ritmiche),
Riccardo Nuonno (basso) e Giuliana Ancillotti (pianoforte, organi, xilofono) e
Patrizio Castiglia (violino, arrangiamenti archi e fiati). Il tessuto
strumentale delle undici tracce- in bilico tra pop, folk e cantautorato – è un
ottimo tappeto sonoro, ben strutturato e solido. L’anello mancante è una non
ancora effettiva sintonia delle (due) trame vocali con quelli musicali, nonostante la
graziosa voce femminile.
The Doormen, “Black Clouds”, Autoproduzione/
Audioglobe 2013
“Black
Clouds” è il secondo album dei Doormen, gruppo ravennate di stanza in Italia ma
con nel cuore la terra d’ Albione. Vincenzo Baruzzi (voce, chitarra), Luca
Malatesta (chitarra), Nicola Monti (batteria) e Marco Luongo (basso) mantengono
inalterata la loro proposta musicale, “Black Clouds” segue sostanzialmente le
coordinate sonore tracciate dal disco d’esordio omonimo (uscito nel 2011) : un
rock, venato da sfumature new wave, con un forte impatto evocativo in stile
Editors. Voce calda e basso in evidenza. Il quadro sonoro nell’insieme è più
che discreto, ma manca forse di una prospettiva a largo raggio, non tutti i
brani hanno la forza di imporsi con un’identità ben precisa. Tra gli episodi
migliori : “I’m in the sunset “ e “Her
Power”.
Edaq
“Dalla parte del cervo”, Autoproduzione/ Grand- mere 2013
Edaq,
acronimo di Ensemble D’Autunno Quartet, è un progetto di musica popolare, nato
in Piemonte dalle menti di Francesco Busso (ghironda elettroacustica), Gabriele
Ferrero (violino, viola, mandolino), Flavio Giacchero (cornamusa, fiati,
registrazioni ambientali), Enrico Negro (chitarra acustica e classica) e Stefano
Risso (contrabbasso, sound processing, elettronica). “Dalla parte del cervo”
raccoglie l’opera di questa folta schiera di polistrumentisti alle prese sia
con riarrangiamenti di brani della tradizione (“Rigodon”) , sia con
composizioni inedite (“Valse à Bu”). La musica popolare viene interpretata in
chiave moderna, filtrata da nuovi linguaggi musicali, con il folk che si fonde
a sfumature elettroniche (“Polca del Limousin/ Di corsa acquattata”) e il jazz
(“Interplaygine/ Interplay”).
Quanto mi sarebbe piaciuto passarli in radio: