lunedì 25 aprile 2011

Quando "emo" non era una bestemmia




Artista: Rites of spring
Titolo: Rites of spring
Genere: Post-hardcore
Anno:1985

Tracklist:
1.Spring
2.Deeper than inside
3.For want of
4.Hain’s point
5.All there is
6.Drink deep
7.Other way around
8.Theme
9.By design
10.Remainder
11.Persistent vision
12.Nudes
13.End on End



Anno 2011, l’emo è una moda, stile di vestire per tredicenni bimbominkia.Fine anni 80 l’emo è un sottogenere del post-hardcore. Washington, DC, 1980, Ian Mackaye( ex Teen Idles e Minor Threat) dà nuovi natali all’hardcore punk americano, fino ad allora sviluppatosi nella costa sud californiana(Black Flag, Circle Jerks).Crea la Dischord records,etichetta discografica indipendente hardcore punk all’insegna del Do it yourself, grazie alla quale importa l’hardcore a Washington.Il disegno musicale di Mackaye è ben più ampio, prevede lo stravolgimento di ciò che è hardcore-punk. Si comincia con gli Embrace(band pre-Fugazi di Mackaye) e con i gruppi della Dischord (Gray Matter, Marginal man, Scream, Rites of spring).Proprio quest’ultima band rappresenta il fulcro focale del post-hardcore/emo-core, non a caso nel 1987 Guy Picciotto e Brendan Candy, rispettivamente cantante-chitarrista e batterista dei Rites of spring, entrano nei Fugazi di Mackaye.Ma non corriamo troppo, nel 1985 esce il disco d’esordio dei Rites of spring.Il nichilismo hardcore lascia spazio all’introspezione indie. Approccio agli strumenti , punk. Ritmo veloce, supersonico, che richiama sonorità metal. Difficile distinguere i battiti sui piatti. Per non parlare delle chitarre, scariche diluvianti di riff rock’n’roll da post-new wave.Provate a immaginare i Killing joke alla prese con una canzone dei Dead Kennedys e avrete i Rites of spring, ragazzi ventenni vestiti come Talking Heads,Wall of voodoo, con uno spirito rock dannatamente estremo, che si scatena in intense performance sul palco. L’intro del disco di debutto è Spring,un fulmine di adrenalina adolescenziale, da cui emerge con forza la voce dirompente di Picciotto. Deeper than inside e For want of colpiscono nel profondo”I’m going down, going down”. P. con fare straziante si denuda con brutalità. Il presente ritorna al passato.”I woke up this morning with a piece of past caught in my throat”.Cominciano i dubbi, le domande esistenziali ”I’m not who I thought I was”(Hain’s point). La batteria imperterrita come un mantra scandisce i secondi, i minuti, le ore, i giorni. Non c’è tempo per offuscarsi le meningi in pensieri. All there is racchiude giustappunto nelle urla claudicanti di Picciotto l’insicurezza, la fragilità delle emozioni insite in ognuno di noi. “Is more than love and it’s less than love”. Drink deep invece è più di una semplice canzone, è un inno a vivere come se dovessimo morire domani e pensare come se fossimo immortali“It’s just a taste, and it might not come this way again”. Attimi di rapida cognizione del proprio io(Other way round) uniti a momenti di disperazione nera(Theme-If I started crying) che sfociano in brucianti pause di riflessione allo specchio. Lo stereo acceso. Risveglia i nostri sensi a suon di disturbanti follie chitarristiche. (By design,Remainder,Persistent vision,Nudes,End on end).


Recensione pubblicata anche su The Wave Lenght

3 commenti:

Frankie ha detto...

Ah, l'emo che ficata. Ogni volta che leggo un blog musicale nuovo cerco sempre se c'è qualcosa emo-related. Loro, invero, non mi piacciono troppo. Di emo preferisco quello della "seconda ondata": Mineral, Sunny Day Real Estate, Texas Is The Reason, ecc. Poco importa: io e te diventeremo amici, me lo sento.

Overthewall91 ha detto...

L'emo è uno dei miei generi preferiti, mi piace sia la prima che la seconda ondata,decisamente più pop oriented.Prima o poi scriverò qualcosa su Sunny day real estate, Texas is the reason o Get up kids.

Unknown ha detto...

Grandi i Get Up Kids! I Texas Is The Reason li ho scoperti grazie a te e "Do you know who you are?" e "A jack with one eye" sono le loro canzoni che amo di più.