martedì 21 giugno 2011

Sweet Smoke- Just a Poke



Artista: Sweet Smoke
Titolo: Just a Poke
Genere: Prog-rock, Jazz
Anno: 1970
Tracklist:
1.Baby Night
2.Silly Sally




La radio sveglia suona, il cellulare squilla.E sono solo le sette di mattina, vorremmo rimanere o ritornare nel calduccio del letto tra il cuscino e lo stereo.Invece no, non possiamo. La scuola o il lavoro ci attende.Sempre di corsa, tra casa, ufficio, azienda.Mai un attimo di pausa.Attaccati all'i-phone, all'mp3, al pc.Giusto un breve affresco della frenesia quotidiana.Ritagliarsi uno spazio di tempo, è un' impresa, quando dovrebbe essere la normalità.Bene, è il caso di trovare due orette di completa tranquillità distesi sull'amaca in giardino o sulla sedia a sdraio in terrazza, con a portata di mano un cocktail rinfrescante, per godersi "Just a Poke" (1970), esordio dei Sweet moke, band prog-rock/ jazz americana trapiantata in Europa, precisamente in Germania.Lontani anni luce dal tradizionale rock made in Usa, i Sweet Smoke sono a metà strada  tra  le atmosfere cosmiche del kraut rock tedesco e il prog sinfonico inglese e italiano, con non di rado, inserti jazz, funk e psichedelici.L'album contiene due brani per un totale di 32 minuti. "Baby Night" e "Silly Sally", per la durata e la complessità, non sono delle  vere e proprie canzoni, piuttosto delle suite di 16 minuti ciascuna, termine "suite", non a caso, usato in ambito prog.In fondo la definizione "prog" è quella che più si addice a questa formazione di Brooklyn, se non fosse che fa terribilmente strano parlare di prog se si tratta di un gruppo fuoriuscito dalla patria del rock'n'roll.Ma non è solo una questione territoriale, come potrebbe sembrare all'apparenza.Difficile incanalare in una corrente ben precisa i flussi di suoni sprigionati dalla strumentazione di Andrew Dershin (basso), Jay Dorfman (percussioni, batteria), Marvin Kovitz( chitarra, voce), Michael Paris (sassofono, voce, percussioni), Steve Rosenstein (chitarra ritmica, voce).Lunghi percorsi tra mari e  monti di vibrazioni ritmiche  e proprio quando sembra giungere la fine, una nuova avventura nel bosco frastagliato di sensazioni, suoni, illusioni comincia.Le pause e intermezzi illudono. Facile perdersi tra cambi di ritmi, direzione e  umore continui.Quello che si potrebbe definire, senza paura di essere banali, un viaggio ad occhi aperti.E i viaggi non si descrivono.Sennò non c'è  più gusto  a farli.






2 commenti:

face ha detto...

non male,mai sentiti nominare. di band cosi negli anni 70 cè nerano a centinaia nei garage una bella curiosita'

Overthewall91 ha detto...

Concordo, li ho scoperti qualche settimana fa.Sono stati una bella sorpresa.