La canzone non lascia spazio a dubbi come non mai, le canzoni dei R.E.M. in passato erano spesso o meglio sempre criptiche, di difficile interpretazione, ma ora il titolo parla chiaro"Everybody hurts", tutti noi soffriamo e non siamo i soli. Non è facile trasporre in un video di 5 minuti, un messaggio così importante, si rischia di essere banali. Il regista Jake Scott oltrepassa l'ostacolo, coglie in pieno l'immaginario suggerito dalla canzone: "affresca" nel suo cortometraggio una dolore collettivo del vivere, le persone ferme in un ingorgo stradale, simbolo della freneticità della vita moderna, riflettono e il solo riflettere li fa soffrire. Per rendere più partecipe chi guarda il regista escogita l'uso di Verfremdungseffekten di brechtiana memoria, ossia degli effetti di straniamento, affinchè lo spettatore non sia passivo, ma assuma una distanza critica. Quando viene inquadrata una persona compaiono delle scritte in sovrimpressione : le scritte non sono le parole del testo della canzone, ma i pensieri più nascosti della persona inquadrata. Alla fine tutti fuggono dalla riflessione e ritornano presumibilmente alla " vita", vengono ricatapultati involutamente nella quotidianità, un po' come il fellianiano Guido Anselmi.
lunedì 1 novembre 2010
R.E.M. - Everybody hurts
La canzone non lascia spazio a dubbi come non mai, le canzoni dei R.E.M. in passato erano spesso o meglio sempre criptiche, di difficile interpretazione, ma ora il titolo parla chiaro"Everybody hurts", tutti noi soffriamo e non siamo i soli. Non è facile trasporre in un video di 5 minuti, un messaggio così importante, si rischia di essere banali. Il regista Jake Scott oltrepassa l'ostacolo, coglie in pieno l'immaginario suggerito dalla canzone: "affresca" nel suo cortometraggio una dolore collettivo del vivere, le persone ferme in un ingorgo stradale, simbolo della freneticità della vita moderna, riflettono e il solo riflettere li fa soffrire. Per rendere più partecipe chi guarda il regista escogita l'uso di Verfremdungseffekten di brechtiana memoria, ossia degli effetti di straniamento, affinchè lo spettatore non sia passivo, ma assuma una distanza critica. Quando viene inquadrata una persona compaiono delle scritte in sovrimpressione : le scritte non sono le parole del testo della canzone, ma i pensieri più nascosti della persona inquadrata. Alla fine tutti fuggono dalla riflessione e ritornano presumibilmente alla " vita", vengono ricatapultati involutamente nella quotidianità, un po' come il fellianiano Guido Anselmi.
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