Nel
1988 gli R.E.M. firmano con la Warner.Poteva essere la fine di un sogno, ed
invece fu l’inizio di una nuova epoca. Il gruppo prosegue per la sua strada,
continua la collaborazione con il produttore Scott Litt, già su“Document”.Il
risultato è “Green”, album in pieno stile R.E.M. , in bilico tra passato e
presente. Da un lato emerge l’anima pop scanzonata del gruppo, dall’altro la
vena intimista ed impegnata. Su questa doppia natura dei brani Stipe ci
scherza, nella canzone d’apertura, “Pop Song 89”, canta ironicamente “Should we
talk about the weather? Should we talk about the government? / Parliamo del
tempo? Parliamo del governo”?”. Parlerà di entrambi, in “Get Up” e “Stand” i
R.E.M. ricalcano lo stile della canzone pop eccellenza: testi solari e melodie
orecchiabili.”Get Up” è il primo e forse l’ultimo brano del gruppo, il cui
testo sia estremamente comprensibile, fin da primi versi è estremamente chiaro
quale sia il significato della canzone:un inno alla vita. Non manca però
l’inevitabile gioco di parole , nel ritornello la voce principale canta “Dreams
they complicate my life”( i sogni mi complicano la vita”) e la seconda voce
contrapposizione risponde “Dreams they complement my life”( i sogni completano
la vita).”Stand” è una divertente e riuscita presa in giro delle bubblegum pop
songs anni sessanta. E l’idea è così geniale che anche Weird Al Yankovic nel
1989 scrive “Spam”(“ Uhf”), una parodia della parodia. Ma Green non è un album
esclusivamente pop, alla leggerezza velata di ironia di canzoni come “Stand” e
“Get Up” si contrappone il minimalismo acustico di ballate malinconiche e
sofferte(”You Are The Everything”, “Hairshirt”,“The Wrong Child”).Il nuovo
approccio non impedisce di guardare al passato recente: “Document”.Non mancano
quindi le rock songs, “Orange Crush” (brano contro l’imperialismo
americano), ”Turn You Inside Out” (analisi del rapporto tra performer e
pubblico), ”I Remember California” sembrano confermarcelo.L’idea iniziale era
infatti di dividere l’album in due parti: una elettrica e una acustica. Poi non
se n’è fatto più niente e gli R.E.M. hanno preferito un album variegato, ma
senza di divisioni di sorta. Piccoli dettagli arricchiscono questo piccolo
gioiellino pop/ rock: nel booklet dell’artwork compare per la prima volta le
parole di una canzone “World Leader Pretend” e alla fine della tracklist
tradizionale, scritta nel retro della copertina, appare una traccia fantasma,
senza titolo, nota come “Untitled”.
Questa recensione fa parte di uno speciale dedicato alla band di Athens
Qui potete trovare nella sua interezza la parte dedicata al primo periodo : 1982 -1988
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